lunedì 7 ottobre 2013

Perdere il lavoro..tragedia o occasione?


Quanto mai in "voga", perdere il lavoro risulta ormai essere all'ordine del giorno.

C'è chi purtroppo non ha resistito all'urto e ha voluto farla finita per non riuscire più  a sopportare il peso dei debiti.

C'è chi non molla e immediatamente si getta in una nuova avventura, sia quel che sia, purchè a fine mese ci scappi la pagnotta.

E c'è chi si ferma un attimo, riflette sul suo percorso e valuta se tutto il tempo dedicato al lavoro appena perso ne sia valso la pena, se effettivamente era quello che voleva e fosse felice.

Questa è una mia riflessione, un pensiero su come il denaro ci condizioni ogni istante, sull'assurdo che se non si possiede un Euro in tasca non sia possibile VIVERE.

Ed è forse la vera forma del male attuale, dove ogni gesto spesso viene fatto per un fine, dove non esiste più una stretta di mano senza che con l'altra si sfili il portafogli.


Abbiamo la fortuna di avere un dono immenso come la vita, bella da far male, martellante con i suoi rintocchi, ci ricorda che, lunga o breve che sia, ha una scadenza.

Oggi non riusciamo più a riconoscere davvero quel che conta, siamo offuscati dal guadagno, tant'è che tutto il sistema è basato su compravendite che necessariamente si nutrono di spiccioli o capitali. E quando il potere di acquisto viene meno, ecco che il terreno sotto i piedi crolla, perchè non ci sono le basi, non ci sono i valori su cui la Vita deve essere costruita.

E' questo che ci deve far aprire gli occhi, tutto ciò che ci circonda è un mondo che fa male, che crea e creerà sempre ingiustizie, dominato dal potere del denaro, creatore di fame e sofferenza.

Il lavoro è un mezzo: esso può elevare l'uomo se viene utilizzato con la gioia e la voglia pura del fare.
Al contrario può rendere l'uomo misero, arido, quando il solo obiettivo è sopraffare l'altro, accumulare denaro per crogiolarsi nella sua assuefazione.

Ora, è evidente che con gli ideali stasera non si cena, ma uno spirito leggero a forse bisogno di meno cibo.